L’editorialista Sydney J. Harris fu così impressionato dalla totale onestà della Bibbia che scrisse nella sua rubrica: “La maggior parte dei libri che propagano un singolo punto di vista, che propongono una fede specifica, fa proprio questo: ignora rigidamente tutte le incongruenze, tutte le debolezze, tutti i commenti avversi fatti dai propri nemici. Ma l’Antico Testamento ribolle di prove di tali difetti e fragilità umane. Considerate i severi libri dei profeti, come Isaia, che attaccano i capi religiosi, condannano il popolo per aver pervertito la fede e avvertono che il giudizio di Dio sarà duro contro di loro. Qualcuno può immaginare che il Comitato Nazionale Repubblicano degli Stati Uniti includa una denuncia pungente di Adlai Stevenson nella sua letteratura elettorale? O viceversa, ovviamente. Eppure, proprio questo ha permesso ai redattori dell’Antico Testamento di far diventare [i loro scritti] parte della Sacra Scrittura”. —The Telegraph-Journal, 16 dicembre 1959.
Probabilmente lo scrittore faceva riferimento a Adlai Stevenson II, un politico statunitense appartenente a una lunga genealogia legata al mondo politico americano. Membro del Partito Democratico, Adlai Stevenson tentò almeno due volte di diventare presidente degli Stati Uniti, ma fu sconfitto entrambe le volte da Eisenhower. Alla fine, diventò rappresentante permanente per gli USA all’ONU.
Suo nonno, Adlai Stevenson I, fu Vicepresidente degli Stati Uniti verso la fine del XIX secolo. Suo figlio, Adlai Stevenson III, fu senatore degli Stati Uniti.
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