Forse abbiamo aiutato noi stessi i nostri figli a entrare su Roblox, la piattaforma di gioco più gettonata del momento e, probabilmente, lo abbiamo fatto tranquillizzati dal fatto che si presenta come un parco giochi a misura di bambini di tutte le età.
Ma, forse, non è proprio così.
Anche se la questione, è bene esser chiari, non riguarda solo Roblox.
La sigla e vi propongo un caffè amaro ma temo necessario.
La storia l’ha raccontata il Times nei giorni scorsi ma l’aveva già raccontata lui sui social.
Lui – il nome non conta e, comunque, non vuole si sappia – è un ragazzo americano oggi poco più che ventenne con alle spalle una storia da vittima adescamento online quando di anni ne aveva quindici.
La sua reazione è stata originale, coraggiosa e altruistica.
Ha, infatti, deciso di diventare un cacciatore di pedofili online, specializzandosi proprio sulla ricerca di quelli che frequentano Roblox.
Detto, fatto.
Ha iniziato, ha imparato ed è diventato piuttosto bravo: getta l’esca, attende, si fa adescare, fa scoprire il pedofilo di turno quanto basta e poi consegna tutte le prove del caso alla piattaforma e alla polizia e, quindi, come se non bastasse le pubblica sui propri seguitissimi social.
Tutto questo, in realtà, lo faceva perché, attualmente – e questo è il cuore della storia raccontata dal Times – non lo fa più perché Roblox lo ha messo alla porta, l’ha bannato come si dice in gergo.
Dicono da Roblox, formalmente per violazione delle regole della piattaforma, sostanzialmente perché cercare di farsi giustizia da soli può essere pericoloso.
Troppo corto questo caffè per dire chi ha ragione e chi ha torto in relazione al ban del cacciatore di pedofili in erba anche perché, in effetti, le ragioni dell’uno e dell’altro non sembrano facilmente individuabili sebbene i più si siano schierati senza esitazioni dalla parte del giovane cacciatore e contro Roblox.
Ma qui il punto è un altro.
Il punto è che il lavoro del giovane cacciatore e decine di giudizi e investigazioni pendenti in tutto il mondo suggeriscono che nonostante gli sforzi, forse tardivamente ma innegabilmente compiuti da Roblox, non ci siamo ancora: la piattaforma rimane più pericolosa di quanto, verosimilmente, centinaia di milioni di genitori di centinaia di milioni di utenti la considerano.
Il fattore di rischio principale è uno: bambini piccolissimi che girano per aree della piattaforma non adatte a loro semplicemente perché la società che la gestisce – in buona compagnia della più parte dell’industria tecnologica globale – non verifica per davvero l’età dei propri utenti.
E, come se non bastasse, questi bambini piccolissimi finiscono con l’incontrare, adulti che, spesso, si fingono bambini per iniziare a far due chiacchiere e, poi, gettata la maschera per adescarli proponendo e ottenendo scambio di materiale sessualmente esplicito e talvolta anche veri e propri appuntamenti.
Tutto troppo rischioso.
Ma che fare?
Difficile rispondere, forse, soluzioni vere e definitive non esistono, purtroppo.
È solo un angolo della società in cui viviamo e in cui crescono i nostri figli pericoloso tanto quanto altri.
Un paio di idee, però, si possono azzardare.
Da una parte fare ciò che avrebbe dovuto esser fatto tanto tempo fa ovvero imporre ai gestori di tutte le piattaforme dove certi rischi possono diventare realtà di verificare, per davvero, l’età dei propri utenti sia per verificare che ciascuno utilizzi solo i servizi e le funzionalità adatte alla propria età, sia per scongiurare il rischio che adulti e bambini intrattengano relazioni almeno sospette.
Dall’altra, fino a quando non riusciremo a stabilire e veder rispettata una regola del genere, da genitori, da adulti non dare per scontato che se nostro figlio entra in una piattaforma di gioco come Roblox sia al sicuro e, quindi, stargli vicino come, probabilmente, almeno con i più piccoli, f
Published on 2 weeks, 5 days ago
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