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Meta in Tribunale contro le app che spogliano le persone a mezzo intelligenza artificiale

Meta in Tribunale contro le app che spogliano le persone a mezzo intelligenza artificiale



Si chiama CrushAI e ora dovrà vedersela con Meta in Tribunale dove il gigante, leader global dell’impero social più popolare del mondo l’ha appena trascinata per aver ostinatamente fatto pubblicità ai propri servizi su Facebook e Instagram in aperta violazione dei termini d’uso.
Ma che vende CrushAI?
Se siete curiosi dovete avere cinque secondi di pazienza per la sigla.

[SIGLA]

L’app in questione mette a disposizione del grande pubblico uno dei più popolari servizi di nudifyAI, difficile da tradurre in italiano.
Più o meno si dovrebbe dire, un’app di nudificazione o svestizione delle persone a mezzo intelligenza artificiale.
Più facile raccontare come funziona.
Chiunque carica attraverso l’app una fotografia di chiunque altro nella quale quest’ultimo o questa ultima siano ritratti con i vestiti addosso e, come per incantamento, l’app genera una foto della stessa persona ma completamente nuda, senza più vestiti in dosso.
Un istante dopo, naturalmente, la foto generata grazie all’intelligenza artificiale può essere condivisa con il mondo intero dando a pensare – specie in un contesto come quello attuale nel quale certi prodigi tecnologici non sono ancora noti ai più – che il soggetto della foto abbia effettivamente deciso di posare nuda o nudo in versione coniglietto o coniglietta di Playboy.
Lo dico in maniera leggera ma, naturalmente, la diffusione di un’immagine del genere può letteralmente distruggere la vita di una persona anche perché, come è noto, ci vuole un istante soltanto perché quella foto finisca online, mentre una vita può non bastare per vederla scomparire.
Ed è anche la ragione per la quale la vicenda dello scontro giudiziario tra Meta e CrushAI merita, forse, questo caffè.
Non per la storia in sé – è una delle tante battaglie giudiziarie che si consumano quotidianamente davanti ai giudici di tutto il mondo – ma perché i numeri degli annunci pubblicitari che CrushAI ha pubblicato sulle pagine dei social network di Meta – oltre otto mila - la dice lunga da una parte sulla pervicacia con la quale la società, evidentemente, vuole raggiungere il grande pubblico e, dall’altra, anche sul successo dell’applicazione.
E, d’altra parte, Meta ha riferito di averle tentate proprio tutte per tenere CrushAI e una pletora di altre app analoghe fuori dalle sue piattaforme prima di risolversi a agire in giudizio.
Ma, sin qui, non ci sarebbe stato niente da fare.
Ora Meta, oltre a imboccare la strada giudiziaria, ha annunciato l’intenzione di far scendere in campo soluzioni tecnologiche più evolute auspicabilmente capaci di fermare la circolazione delle applicazioni in questione e della relativa pubblicità.
Ma, frattanto, nelle scuole di mezzo mondo, centinaia di migliaia di adolescenti continuano a spogliare altrettante compagne di scuola nella più parte dei casi non rendendosi conto di quanto male possano fare a queste ultime e di quanta violenza ci sia in un gesto digitale presentato, dai fornitori dell’app, come semplice, divertente e innocuo.
Siamo sempre al solito punto.
La questione non è la pericolosità in sé della tecnologia, ma la pericolosità di tecnologie tanto potenti nelle mani di chi – grandi e bambini – non è in grado di apprezzarne la potenza e valutare le conseguenze del suo uso.
Il meglio, credo, che si possa fare sul fondo di un caffè come questo è ricordare che spogliare una persona senza il suo consenso e diffondere la relativa fotografia significa violentarla e rischiare di distruggerle la vita.
Niente su cui ridere e niente che dovrebbe far ridere chi riceve una foto del genere.
Buona giornata anche se, forse, non inizia nel modo migliore e con tanta tanta convinzione good morning privacy!


Published on 6 months ago






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